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una ipotiposi insuperabile dell’usignuolo, che piange

soavemente cantando all’ombra del pioppo: Nelle Egioche allude alla tortorella, che geme solitaria sull’alta cima dell’olmo. Anche le piante accennate dal poeta accrescono bellezza malinconica e leggiadria sentimentale alla descrizione. Era il ìuaesiro e l’cm tore di Dante.

Ancora sul Capitolo XXXIV.

Postilla del Sorio.

«Il testo francese capitolare: son ni covre de follie de squille (testo Chabaille, d’esquille) por le lu (t Chab. lous, altri louj qui ne foche ses faons (altri, puigoins). Car lu (altri lou) n’ose aler la cu cele herbe soit. La voce italiana sachiel sembra dichiarata falsa dal testo originale francese de follie de squille. Ma in questo si trova la bestia lu, inimica della tortora. Il ms. Berg. traduce lo luino; ma forse scrisse per vaga iudovinaglia il traduttore bergamasco. Che dirne? Plinio nel libro X cap. 95 ediz. dell’Arduino, dice che sono nemici fra loro turtur et pyralis. Qiiae sii autem pyralis, nondum compertum, osserva il p. Arduino. Nulla di ciò riferisce Alberto Mao’no. Auclic ii Solino ne tace.»