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( HiMUU’tll) (li diK’.s(ii’|)Oiili. /iroes/t’/-. e sepes, lece imo solo, che disse jì/’csfo).

V an fin tenia accennata nel caititolo appresso, h V anfesihena di Dante.

L’aspide deiiii antichi, non meno che quello del volgo anche oj:i, è un seri)ente thnùistico, e quanto alle forme, e quanto alle proprietà attribuitegli. I moralisti facendone mille applicazioni, perpetuarono la favola, ch’egli chiuda le oreccliie alla voce dell’ incantatore. Deve essere molto antica, perchè vi allude anche il Salmo LVII: Sicut aspidis surdae, et obturantis aures suas quae non exaudiet vocem incantantium, et venefici incantantis sapienter.

Non l’aspide, ma qualunque serpente velenoso di Egitto, potò col suo veleno agevolare il decantato vsuicidio di Cleopatra.

Il serpente chiamato da Linneo coincer aspis, è una vipera dell’Italia, e della Francia meridionale.

Capitolo III.

Basilisco, B«T/X/ffKoç significa piccolo re, in latino spesso regulus. Nella Volgata è chiamato coll'un nome, e coll’altro: Super aspidetn et I)asiliscuDi ambidalns ( Ps. XCI). Ecce ego mittam vobis serpentes regìdos (Jereni. VIII).

È i)ur (juesta una creazione fantastica degli antichi, della quale scrissero seriamente e Aristotile e