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Capitolo LXV.


Dell’unicorno.

Doir unicorno voglio dire ’, il quale è bestia fiera, ed ha il corpo simigliante al cavallo, ed ha li piedi del leofante, e coda di cervio ^ e la sua boce è fieramente ispaventevole, e nel mezzo della sua testa sì ha un corno di maravigli oso splendore, ch’è lungo ben quattro piedi. Ed è sì forte e sì acuto, che egli fiede ^ di leggieri ciò che tocca.

E sappiate, che l’unicorno è sì forte, e sì fiero ^ che l’uomo noi può te giungere né pren ais. Vis. concorda con Bono. I latini fra onens e cor talvolta non facevano distinzione, usando tanto amens, démens, recordor, quanto vecors, excors, reminiscor, memini.

\) Dell’unicorno voglio dire ^ è preambolo di messer Bono, che manca al t, ed al ms. Vis.

2) V. Illustrazione a questo capitolo.

3) Aggiunto: di legr/ieri ciò che tocca, per compiere la proposizione col t: /)He il perce legierement qtianqtie il ataint. Il lus. Vis. egli mei te a terra et facon ciò ch’egli fere.

4) Il t:.;;’ aspres, et si Jìers. Il nis. Vis. concorda con le stampe.