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E quando ella è cotanto vivuta, ed ella cognosce alla sua natura che la sua morte s’appressa1, ed ella per aver vita sì se ne va a’ buoni arbori savorosi e di bono odore, e fanne un monticello, e favvi apprendere il fuoco. E quando il fuoco è bene acceso2, ella v’entra dentro dritto al sole levante. E quando è arsa3, quel dì esce della sua cenere uno vermicello4. Al secondo dì è creato come uno picciolo pulcino. Al terzo dì è grande5 sì come dee essere, e vola in quel luogo ove usa6, ed ov’è la sua abitazione7. E sì dicono molti, che quel fuoco fa un prete d’una città che ha nome Eliopolis, là ove
- ↑ Il t: sa nature la semonte et atise à sa mort.
- ↑ E quando il fuoco è bene acceso, manca al t. Il ms. Vis. bene appreso.
- ↑ Cambiato arso, in arsa che pure è nel ms. Vis. per la grammatica, quantunque parli ora di fenice ora di uccello. Eguale scambio è frequente nel Volgarizzamento.
- ↑ Il t segue: qui a vie l’autre jor. Non l’aggiunsi al Volgarizzamento perchè manca altresì al ms. Vis. e perchè Bono potrebbe, per migliori cognizioni sulla fenice, avere qui corretto il maestro come fece altre volte.
- ↑ Il t: grans et parcreuz.
- ↑ Mutato usò (che manca al t) in usa essendo in tempo presente tutto il periodo. Così legge anche il ms. Vis.
- ↑ Le stampe intralciano: ov’è la sua abitazione, e sì dicono molti che quel fuoco ecc. Corretta l’interpunzione col t, e col buon senso.