Pagina:Latini - Il Tesoro, 2, 1877.djvu/150

146

ramente che conosce in terra ogni piccola bestia che vola1 e li pesci nell’acqua, e quando vi si abbatte sì li piglia2. E dura3 di guardare verso il sole sì fissamente, chè suoi occhi non muove niente. E però piglia li suoi figliuoli4, e volgeli verso li raggi del sole, e quello che vi guarda dirittamente senza mutare suoi occhi5, si è ritenuto6 e notricato, sì come degno, e quello che muta li suoi occhi, si è rifiutato e cacciato del nido, sì come bastardo. E ciò non addiviene7 per crudeltà di natura, ma per giudicamento di dirittura, che non lo ha per suo figliuolo, anzi come uno strano8.

  1. Che vola, manca al t. Il ms. Vis. per alta che sia.
  2. Il t: et les prent à son descendre.
  3. Il t: et sa nature est de esgarder etc.
  4. Il t: et por ce quant li aigles a ses filz, il les tient as ongles droit contre le rai dou soleil etc.
  5. Qui abbiamo due volte mutare, per muovere, traducendo la prima volta croller, la seconda les oilz remue. Non è che il motare latino, come sopra fu notato, e valga per cento esempi dipoi.
  6. Corretto ricevuto, in ritenuto, col ms. Vis. assai conforme al Volgarizzamento in questo capitolo.
  7. E ciò non addiviene. Il t: Car.
  8. Il t: li aigles ne le chace pas por son fil, mais comme autrui estrange. Un codice legge pouchin in luogo di fil.