Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
127 |
Io la mirava: e, come il sol conforta
Le fredde membra che la notte aggrava,
Così lo sguardo mio le facea scorta
La lingua, e poscia tutta la drizzava
In poco d’ora, e lo smarrito volto,
Come amor vuol, così le colorava
Poi ch’ella avea ’l parlar così disciolto,
Cominciava a cantar sì, che con pena
Da lei avrei mio intento rivolto.
Io son, cantava, io son dolce sirena.
Che i marinari in mezzo al mar dismago:
Tanto son di piacere a sentir piena.
Io volsi Ulisse del suo cammin vago
Al canto mio, e qual meco s’ausa
Rado sen parte: sì tutto l’appago.
Ancora sul Capitolo VII.
Ammaestra Brunetto: «La lussuria fu fatta a modo dell’acqua, che così come nell’acqua non si trova fine, così nella lussuria non si trova fine.»
Rispettando l’ottimo suo intendimento di insegnare a qualunque proposito la buona morale, quest’opinione è un ultimo riverbero della dottrina mitologica, secondo la quale, Venere era nata dal mare. Aveva per questo altresì il titolo Anadiomene, cioè