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VII.
Una litania non breve potrei qui tessere di preclari uomini di lettere, i quali dimostrarono nei loro libri vivo desiderio, che purgato fosse il Volgarizzamento del Tesoro, degli innumerabili e sconcissimi strafalcioni che in tutte le edizioni lo deformano. Sono fra questi, il Salviati, il Maffei, il Salvini, il Zeno, il Fontanini, il Zanoni, il Benci, il Monti, il Perticali, il Nannucci.
Non pochi furono quelli che posero mano all’opera. La promisero condotta a perfezione il Libri, il Bencini ed il Sorio contemporanei nostri; ma, qualunque ne fosse la cagione, rimase ancora fra’ desiderii.
Allontanato come il maestro Brunetto, non dalla mia patria, ma dalla mia cattedra dopo trent’anni di onorati studii, acciò il riposo cui sono ingiustamente condannato, per mia colpa non traligni in ozio, mi accinsi all’impresa proffertami dall’illustre presidente della regia Commissione pe’ testi di lingua, commend. Francesco Zambrini. Come Diogene confutava Zenone il quale negava l’esistenza del moto, alla sua presenza muovendosi; con quest’opera intendo di confutare il ministero