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Dice di concordia con Brunetto nella medesima Dissertazione al capo VII: «Aqua videtur maxime sequi motum lunae, ut patet in accessu et recessu maris.»
Capitolo XXXVII.
Insegna il maestro: Alcun vapore secco, quando egli è montato tanto, che s’apprende per lo caldo ch’è a monte, egli cade immantinente ch’egli è appreso inver la terra, tanto che si spegne ed ammortiscesi.
Ripete il discepolo:
Vapori accesi non vid’io sì tosto
Di prima notte mai fender sereno
(Purg. V.)
Quale per li seren’ tranquilli e puri
Discorre ad ora ad or subito foco,
Movendo gli occhi che stavan sicuri,
E pare stella che tramuti loco,
Se non che dalla parte onde s’accende
Nulla sen perde, ed esso dura poco
(Par. XV.)