Pagina:Latini - Il Tesoro, 1, 1878.djvu/464

392

periale della sovranità pretesa dalla repubblica di s. Marco sull’Adriatico, n’ebbe in risposta, ch’era su quella medesima pergamena in cui leggevasi la donazione di Roma fatta da Costantino ai papi.

Ascoltiamo il discepolo, ripetere la lezione di storia imparata dal maestro:


     . . . . . Costantin chiese Silvestro
     Dentro Siratti a guarir della lebbre
                                                       (Inf. XXVII).


Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
     Non la tua conversion, ma quella dote
     Che da te prese il primo ricco patre!
                                                            (Inf. XIX).


Cesare fui, e son Giustiniano,
     Che, per voler del primo Amor ch’io sento,
     Dentro alle leggi trassi ’l troppo e ’l vano.

E prima ch’io all’opra fossi attento,
     Una natura in Cristo esser, non piue,
     Credeva, e di tal fede era contento.

Ma il benedetto Agabito, che fue
     Sommo pastore, alla fede sincera
     Mi dirizzò con le parole sue.

Io gli credetti, e ciò che suo dir era
     Veggio ora chiaro, sì come tu vedi
     Ogni contraddizione e falsa e vera.