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sono nulle1. Ma lo secondo anno che la Luna ebbe a quello giorno undici2 giorni, significa che le patte sono undici. E così sarà tuttavia: tanto, quanto la Luna ha d’etade a quel dì, saranno le patte a quell’anno.

E sappiate che il primo anno del secolo, la Luna3 ebbe il primo dì d’aprile dieci dì, ed in maggio undici, e in giugno dodici, di luglio tredici, d’agosto quattordici, di settembre cinque, e in ottobre sei, e in novembre sette, e in decembre otto, e in gennaio nove, e in febbraio undici, e in marzo dieci4 dì. Questi conti èn appellati5 concorrenti, a cui noi ci doviamo attenere tuttavia lo primo anno, quando le patte sono nulle. Ma



  1. Le stampe leggono senza senso: E che le sue giornate erano nulle, significa che quello anno sono le epatte nulle. Corretto col t: Et les jornées n’estoit sègnefiéez, que en celui an où sont les exactes nules.
  2. Le stampe a sproposito ommettono: que la Lune ot à celui jor XI jors, senefie que les epactes sont XI. Empiuta la lacuna.
  3. Le stampe scarabocchiano: e sappiate che il primo anno del secolo si fu il primo giorno della Luna. La Luna ebbe etc. Levata la linea, che manca al t ed alle varianti.
  4. Corretti col t i numeri, cinque, in sei: sette, in otto: dieci, in undici: nove, in dieci.
  5. Corretto è sgrammaticato, nell’antiquato en (sono), secondo l’ipotesi ragionevole del Sorio.