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li muovono1, e fanno ferire l’uno contra l’altro. E perciò che loro natura non soffera che ellino siano rinchiusi, sì li rompe per forza2, ed allora si fanno li toni. Ed egli è natura di tutte le cose, che si possono ferire e percuotere insieme, che fuoco ne può nascere. E quando quel forte iscontramento è de’ nuvoli e de’ venti e dello ispesseggiare de’ tuoni, natura ne fa nascere3 fuoco il quale pretta grandissima chiarezza, secondo che voi vedete, quando li baleni gettano loro lume. E questa è la propria cagione perchè sono e baleni e tuoni.

E se alcuno mi domandasse perchè l’uomo vede più tosto li baleni, che non ode i tuoni; io gli direi, per ciò che ’l vedere è più presto che l’udire. Anche avviene altresì, che alcun vapore secco, quando egli è montato tanto che s’apprende per lo caldo che è a monte, egli cade immantinente ch’egli è appreso4, inver la terra, tanto che si spegne e ammortiscesi. Onde alcuna gente dico, ch’è ’l dragone5, o che ciò è una stella che cade.



  1. Corretto si in li, col t, il les esmuevent.
  2. Il t à fine force.
  3. Il t issir, colla variante naistre di sette codici.
  4. Cambiato appresso, in appreso, col t esprise. Risponde al si apprende, se esprent, di sopra.
  5. Corretto e in o, col t au.