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rono sì dolci, nè sì di bon aere1 come fu egli; anzi avrebbero volontieri ricoverato ciò che Costantino avea dato, se eglino avessero avuto lo potere. Ma Iddio non sofferse niente, e non poterono venire a loro intenzione2.
Ora avvenne cosa, che gl’imperadori che furono dopo Costantino3 quale divenne buono e quale malvagio; e teneano l’uno imperio e l’altro, cioè quel di Roma e quello di Costantinopoli4, e durò5 infino al tempo di Leone imperadore e Costantino suo figliuolo. Quello Leone6 imperadore prese tutte le imagini delle Chiese di Roma e portolle tutte in Costantinopoli, per dispetto dell’apostolico, e fece ardere in fuoco. E fece allora giura con lui Conlofre re de’ Lombardi7, però che Ste-
- ↑ E’ il secondo di bon aere, tradotto da debonnaire, e così poi sempre. Ne abbiamo altri esempi di Trecentisti. Così anche il ms. Vis.
- ↑ E non poterono venire a loro intenzione, glossa di Bono.
- ↑ Or avvenne cosa, che gl’imperadori che furono dopo Costantino: il t ed il ms. Vis. et ainsi estoient li empereor touz jors li uns après l’autre.
- ↑ Cioè quel di Roma, e quello di Costantinopoli, glossa di Bono.
- ↑ E durò, manca al ms. Vis. ed al t.
- ↑ Leone, glossa di Bono.
- ↑ Il t et fist contre lui une conjuroison entre lui et Tholofre, roi des Lombars.