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vazione: “Questo ritratto non è nello stampato romanzo di Tristano: lo trassi dalla Rettorica di Brunetto, il quale citollo come esempio di immagine e descrizione perfetta. Egli è vero, che non si può dare più anima e vita, e presentare ogni parte di un ritratto con maggior verità e miglior pittura dei particolari. Per essere ammirata da tutti, non vi si può desiderare che un colorito più fresco (Poesìes du roi de Navarre, to. II. p. 199).„

La scienza di Brunetto, a chiudere tutto in un motto, è quella del suo secolo. Lettura di pochi libri, e di sovente scorretti, nei quali si credeva compendiato lo scibile. Ragionamenti logici, su basi spesso illogiche, perchè di sola autorità di autori male copiati, male tradotti, male interpretati. Le opinioni dei teologi confuse colla divina rivelazione. Fede cieca nell’ipse dixit di Aristotele, appellato da ser Brunetto nel prologo del Tesoro: “il nostro imperadore.„

Ciò nondimeno albeggia nel Tesoro qualche nitido raggio del sole, che sarebbe nell’evo moderno spuntato, e della luce del quale noi felicemente godiamo. Nell’illustrazione del testo, a suo luogo è notato secondo i varii capitoli.

In fatto di storia naturale talvolta non è pago di ripetere materialmente quello che ha letto: