Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
206 |
»In questo mezzo Giulio Cesare procacciò tanto da monte e da valle, che egli ebbe milizia di cavalieri di Roma, e andò per lo mondo conquistando molte terre e provincie, e tutte le sottomise al comune di Roma. E quando fu tornato con grande vittoria, Pompeo suo suocero, il quale era consolo di Roma, no vi ’l lasciò entrare dentro, e no gli fece fare i trionfi e gli onori, come a lui si conveniano, e siccome era usanza. E ciò fu perciò, ch’egli era istabilimento dello comune di Roma, che quello cotale ch’andasse fuori per lo comune di Roma, si dovesse tornare in fra cinque anni; e se no, si fosse isbandito di Roma. E quando Giulio Cesare conobbe, ch’egli aveva fatto contro alli comandamenti di Roma, che avea passato il termine, sì entrò con sua gente, e con grande ingegno dentro a Roma, non prendendone guardia Pompeo, nè gli altri senatori. E andonne diritto alla camera del Palazzo, dov’era il grande tesoro del comune, e preselo tutto quanto; et uscì fuori di Roma, e di quello avere soldò molti cavalieri, gente assai, e quanta ne potè avere; e molti di quelli di Roma n’andarono con lui. Ed ebbe in sì poco tempo tanta gente di cavalieri, e di pedoni seco, che Pompeo conobbe apertamente, che non si sarebbe potuto reggere contro a lui. Uscì fuori di Roma, avendo seco tutto l’ufficio della terra, e molta gente buona, e andossene verso Romania. E Giulio Cesare gli andò dietro, e giunselo, e fece oste sopra a lui, e assembraronsi insieme, e la battaglia fu grandissima in luogo detto Tessaglia. E siccome Lucano. e gli altri signori, l’uno fratello coll’altro, e ’l zio col