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Tu dici: Io veggo l’aere, io veggo il foco,
L’acqua, e la terra, e tutte lor misture
Venir a corruzione, e durar poco:
E queste cose pur fur creature;
Perchè, se ciò che ho detto è stato vero,
Esser dovrian da corruzion secure.
Gli angeli, frate, e il paese sincero
Nel qual tu se’, dir si posson creati,
Sì come sono, in loro essere intero;
Ma gli elementi che tu hai nomati,
E quelle cose che di lor si fanno,
Da creata virtù sono informati.
Creata fu la materia ch’egli hanno,
Creata fu la virtù informante
In queste stelle che intorno a lor vanno.
L’anima d’ogni bruto, e delle piante,
Di complession potenziata tira
Lo raggio e il moto delle luci sante.
Ma nostra vita senza mezzo spira
La somma beninanza, e la innamora
Di sè, sì che poi sempre la disira (Par. VII).
Con questa dottrina sono commentati anche i versi:
Innanzi a me non fur cose create
Se non eterne, ed io eterno duro (Inf. III).
Chiamavi il cielo, e intorno vi si gira,
Mostrandovi le sue bellezze eterne (Purg. XIV).
Trivïa vide tra le ninfe eterne
Che dipingono il ciel per tutti i seni (Par. XXIII).
La divina Bontà, che da sè sperne
Ogni livore, ardendo in sè sfavilla,