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davanti (Par. XXXIII): L’amor che muove il sole, e l’altre stelle (Par. XXVIII): Il bene, che non ha fine, e sè in sè misura (Par XIX): Lo sommo bene, che solo a sè piace (Par. XVIII): Il ben dell’intelletto (Inf. III): Lo bene, di là dal qual non è a che s’aspiri (Purg. XXXI): Non circoscritto, tutto circoscrive (Par. XIV): Il vero, in che si queta ogni intelletto (Par. XXVIII): Il vero, di fuor del qual nessun vero si spazia (Par. IV): Il fine di tutti i disii (Paradiso XXXIII).

La gloria di colui, che tutto muove
     Per l’universo, penetra e risplende
     In una parte più, e meno altrove (Par. I).
Quel che dipinge lì, non ha chi il guidi;
     Ma esso guida, e da lui si rammenta
     Quella virtù, che è forma per li nidi (Par. XVIII).
                         Colui che volse il sesto
     Allo stremo del mondo, e dentro ad esso
     Distinse tanto occulto e manifesto;
Non poteo suo valor sì fare impresso
     In tutto l’universo, che il suo verbo
     Non rimanesse in infinito eccesso (Par. XIX).
Oh abbondante grazia, ond’io presunsi
     Ficcar lo viso per la luce eterna,
     Tanto che la veduta vi consunsi!
Nel suo profondo vidi che s’interna
     Legato con amore in un volume
     Ciò che per l’universo si squaderna;
Sustanzia, ed accidente, e lor costume,
     Tutti conflati insieme per tal modo,
     Che ciò ch’io dico è un semplice lume.