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XVII


Il maestro è dipinto sotto l’aspetto meno odioso, ch’era possibile. Le lodi più affettuose al suo ingegno ed al suo cuore sono poi ad esso profuse. Ma è forza conchiudere, che quella inesorabile giustizia, eco direi per poco della giustizia di Dio, che superiore ad ogni attenenza di patria, di partito, o di amicizia, ingiungeva al poeta di condannare al supplizio eterno degli atei, Cavalcante, padre dell’intimo suo amico Guido, e Farinata degli Uberti salvatore di Firenze, e di innalzare al paradiso Buonconte da Montefeltro, contro del quale combattè a Campaldino, e forse di sua mano uccise; gli imponeva di registrare fra i sodomiti il suo buono e caro maestro, perchè pubblicamente infamato per lo sozzo delitto. Il Villani, nell’elogio di Brunetto non tacque, ch’egli fu “uomo mondano.„ Brunetto stesso nel Tesoretto, quando sotto il flagello dell’esiglio rinsavì, confessa all’amico, dopo di avergli raccontata la sua conversione:

E poi ch’io son mutato,
     Ragion è che tu muti;
Che sai che siam tenuti
     Un poco mondanetti
                         (Cap. XXI.)