donia. E Olimpiades sua madre, per alzare natura di suo figliuolo, disse, che l’aveva conceputo di uno Iddio, chiamato lo Dio Amone, cioè doverete intendere d’uno idolo, lo quale appellavano così, e disse1 ch’era giaciuto con lei in sembianza di dracone. E certo egli menò sì alta vita, che non è maraviglia s’eglino il chiamavano2 figliuolo d’uno Iddio, perchè egli andò conquistando3 tutto il mondo, ed ebbe per maestri Aristotile e Calistene, e fu vittorioso4 sopra tutte genti, ma egli si lasciava vincere al vino, e alle femine. E vinse dodici nazioni di barbari, e tredici di Greci5, e alla fin morì di tossico, com’è detto di sopra6.
- ↑ Chiamato lo Dio Amone, cioè doverete intendere d’uno idolo, lo quale appellavano così, e disse: glossa appiccicata dal volgarizzatore.
- ↑ Il t que on pooit bien croire, frase rammorbidita da Bono. Il ms. Vis. Ch’omo potea ben credere.
- ↑ Il t triumphant. Le stampe leggevano frustrando, ed alcuni mss. frustando, che la Crusca volle traduzione di triumphant. I mss. Fars. e Vis. conquistando.
- ↑ Il t victorieus. Virtudioso, lezione delle stampe, è contraddetto da quanto si dice poi. Il ms. Fars. e Vis. vittorioso.
- ↑ Il t dice: XXII nascions de Barberie, et XIII de Grece.
- ↑ Com’è detto di sopra, manca al t. Scrive invece: par venim que si privè li donerent desloiaument.