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8. Parte di monumento funerario con raffigurazione di prora di nave

fine I secolo a.C.

Il blocco lapideo è lavorato a forma di prora di nave rostrata. Sormonta i rostri una protome ferina, forse di lupo, che tiene tra i denti un anello. Ai lati dei rostri sono raffigurate armi corte da taglio del tipo in uso in età repubblicana (Feugère 1993, p. 79, fig. 2,1). La prora poggia su di un basamento modanato, desinente in due pulvini, sottolineati da un listello a rilievo; nelle volute è raffigurato un volatile che stringe nel becco una lucertola. Una fila di astragali ed un giro di semiovoli con fiocchetto al centro decorano la modanatura. La superficie lapidea è rifinita sommariamente sulla fronte e presenta evidenti tracce di strumenti di lavorazione; il retro non è lavorato.

La resa plastica della protome emerge con particolare evidenza sulla decorazione scultorea accessoria, resa a rilievo bassissimo, con tecnica estremamente raffinata, che richiama i lavori a sbalzo su metallo diffusi in età augustea.

Rinvenuto nel 1998 in via Emilia Est, all’incrocio con via Bonacini e via Cucchiari, insieme ad altri resti di monumenti funerari romani di età protoimperiale riutilizzati come massicciata o banchina ai lati di un ripristino della via Aemilia di epoca tardoantica. L’area gravitava sulla necropoli orientale di Mutina, alla quale si riferiscono irecuperi di materiale lapideo (Giordani 1998)

La prora di nave con rostri è un’immagine particolarmente diffusa nel mondo romano: evocatrice di vittorie determinanti nella storia politica di Roma (Zanker 1989, pp. 88-91, fig. 63; Aemilia 2000, p. 228). Il motivo compare anche in apparati decorativi a valenza puramente ornamentale. Nel repertorio della scultura funeraria può assumere una connotazione personale,“quale richiamo all’attività svolta in vita dal defunto. Sono noti elementi di navi rostrate appartenenti a monumenti funerari a Ostia, Cirene (Ostia 1958, pp. 202, 206-207, tav. XXXII, 1,3; tav. XLII, I) ed Aquileia (Ostia 1958, tav. XXXII, 4; Scrinari 1972, pp. 192-193, n. 599, fig. 599). Una delle navi rostrate aquileiesi sorreggeva un cinerario marmoreo ed è stata posta in relazione con la statua in nudità eroica, appoggiata a corazza, riferita ad un navarca, membro del senato cittadino (Scrinari 1972, p. 28, n. 31; Verzar Bass 1983, pp. 214-215, tav. XXI). Sulla base dell’affinità iconografica si può supporre che anche l’esemplare modenese facesse parte di un monumento funerario dedicato ad un comandante di flotta. Un significato funerario si riconosce anche nel motivo del volatile, che compare su altri monumenti modenesi. Ad esempio i due volatili scolpiti a rilievo nei pulvini dell’ara marmorea rinvenuta nella necropoli orientale (n. 10 in questo catalogo; Mutina 1988, II, pp. 451-452, fig. 507, scheda MOU 344, N. Giordani) e quelli incisi sulla fronte dell’ara di Q. Sosius Georgius (CIL XI, 915), conservata nel Museo Lapidario Estense di Modena. La prora di nave modenese si distingue tuttavia dalle altre attestazioni note per il vigore della realizzazione scultorea e per la particolare finezza dell’insieme decorativo.

Misure
h 66; larg. 75; spess. 26

Inventario
n. 169791

Bibliografia
Aemilia 2000, pp. 227—228 (scheda N. Giordani); Mutina 2001, rinvenimento 358.

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