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6. Stele di Lucius Rubrius Stabilio Primus

fine I secolo a.C. - prima metà I secolo d.C.


La stele a pseudoedicola su basamento è ricomposta da due frammenti, lacunosa nell’angolo acroteriale sinistro e alla sommità del timpano, ornato con ogni probabilità da un elemento decorativo a pigna. Poggia su di un basamento quadrangolare al quale è ancorata da due grappe fissate con colature di piombo sui due lati brevi. La fronte è ripartita in tre zone distinte: in alto il timpano con gorgoneion reso a rilievo schiacciato, sotto i ritratti di due coppie di defunti, più in basso lo specchio epigrafico. I ritratti del padre e della madre del dedicante sono scolpiti all’interno di due nicchie evidenziate da archetti. Nella sottostante cavità rettangolare è raffigurato il dedicante, Lucius Rubrius Stabilio Primus accanto alla compagna. I nomi dei personaggi sono incisi sulle fasce risparmiate in alto e sotto i ritratti. Nelle cornici laterali sono scolpiti girali vegetali stilizzati.

I ritratti sono contraddistinti da una certa caratterizzazione fisiognomica. I genitori di Stabilio rivelano una espressione severa, accentuata dalla fissità dello sguardo, dalle sopracciglia inarcate e dalla cavità orbitale fortemente chiaroscurata. I busti femminili hanno il collo cilindrico, acconciatura a ondulazioni longitudinali e scriminatura centrale. La donna più anziana ha le ciocche raccolte ai lati del viso. Lo specchio epigrafico sottostante contiene l’iscrizione inquadrata da due colonnine tortili con capitello corinzio.

Nei due lati brevi un elegante girale di foglie d’acanto è delimitato da una sottile lesena sormontata da capitello corinzio stilizzato. In alto, si trovano altri due ritratti, uno femminile ed uno maschile, appartenenti ai due fratelli del dedicante. La nicchia laterale destra, che racchiude il busto femminile, è sormontata da un frontoncino corniciato e fiore quadripetalo con bottone centrale nel campo. La capigliatura del personaggio maschile ha il volto triangolare incorniciato da una corona di riccioli. Rinvenuta a Modena, in via Emilia Estangolo via Pelusia, nel 1999, nel corso di indagini archeologiche preliminari
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