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4. Stele di Caius Purpurarius Nicephor

fine I secolo d.C.

Stele parallelepipeda decorata da un timpano. Lo specchio epigrafico corniciato è profondamente ribassato. La parte inferiore della stele, destinata all’infissione nel terreno, è appena sbozzata.

La stele è stata rinvenuta ancora in posto nel 2001 in seguito agli scavi per l’ammodernamento della linea ferroviaria Modena-Sassuolo, tra via Emilia Est e via Pelusia.

Testo epigrafico:

V(ivus) f(ecit)/ C(aius) Purpura/rius Nicephor/ sibi et uxoribus /filisfiliabus/ libertis liber/tab(us) servis ser/vab(us)/ in fi(onte) p(edes) XV in a(gro) p(edes) XXX

Ancor vivo fece Caio Porporario Niceforo, per sé e per le mogli, per i figli e le figlie, per i liberti e le liberte, per i servi e le serve. (L’area sepolcrale) misura sulla fronte 15 piedi (m 4,4) e in profondità 30 piedi (m 8,8) (= mq 39,4).

Caratteri in capitale quadrata e ductus a sezione triangolare; ricerca coloristica nelle apicature e nell’esecuzione delle I e delle l’ leggermente più alte delle altre lettere; le P hanno occhiello aperto, le R incurvano il piede d’appoggio, anche in prossimità della cornice dello specchio epigrafico; le B hanno occhielli dissimili quando compaiono in caratteri di corpo maggiore, nelle parti del testo volutamente evidenziate, mentre presentano occhielli simmetrici nei caratteri di corpo minore (ll. 6-7). Da notare l’uso del nesso PH in Nicephor.

Il dedicante volle accomunare nella stessa sepoltura le mogli e tutta la sua famiglia allargata fino agli schiavi. Da notare l’omissione del patronimico e del patronato, nel tentativo forse di adombrare il passato servile, di cui il cognome Nicephor è comunque un indizio. Il gentilizio del personaggio potrebbe derivare dalle attività artigianali, in questo caso legate alla lavorazione della lana, una delle principali risorse economiche di Mutina, ricordata da Strabone, Columella, Plinio e Marziale. A Modena sono quattro le iscrizioni che nominano i vestiarii (fabbricanti e commercianti di abiti) ed una sola che testimonia la presenza di lanarii (lavoranti e commercianti di lane). Marziale ricordava anche un fullo, ovvero il titolare di un laboratorio specializzato nel lavaggio e tintura dei tessuti, tanto ricco da dare a Modena spettacoli pubblici a proprie spese.

Il purpurarius si occupava principalmente della tintura, dopo le fasi della sgrassatura e del candeggio delle lane.

Misure
h 152,5; larg. 65; spess. 33
Lettere: l.l h 5,5-6,5; l.2 h 6,5-7; l.3 h 5-6 (la 0 h 2,5); l.4 h 5-5,5; l.5 h 5-6; l.6 h 5 (la B di lib h 4,5; la I h 6); l.7 h 4,5; l.8 h 5; l.9 h 4,5-5

Inventario
n. 169795

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