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DE PARADOSSI 42


to certo mi ragioisco, et sentomi per alegrezza saltar il cuor nel petto, all'hora fra me stesso dico tanto più presto mene volaro al cielo, donde già ne riportai questa anima. Si che vegasi de quanti beni cagione sia l'inferma nostra complessione, percio che, se tosto morir bramiamo, ogni minimo disordine, ci cava subito d'impacio, ma se anche siamo volunterosi di longa vita, credasi a me, che molto più longamente campiamo, conciosia che cotai persone guardinsi sempre più diligentemente da disordini et più sobriamente vivino, che non fanno gli robusti et ben gagliardi, li quali della lor sanita et robustezza troppo fidandosi tentano ogni duro pericolo, mangiano qualunque vitioso cibo, dormeno al sereno, et stanno senza riguardo havere sotto e piovosi tetti, gli induce anchora la robustezza a ferir huomini, a spogliare viandanti, a oltraggiare gli impotenti, et finalmente a terminare con biasimo et dishonore i giorni loro.

NON ESSERE COSA DETESTA

bile ne odiosa, la moglie dishonesta.

PARADOSSO.   XI.


QQ

Uanto sia pazzo il mondo che sempre si duole di quello ch'ei si dovrebbe meritamente ralegrare penso che pochi lo conoschino, imperoche l'ignorantia


F ii