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DE PARADOSSI | 41 |
(per dir il tutto) spesse, fiate de robusti piu fermi, et piu durabili. Ho io veduto alcune volte nelle nostre contrade rompere i coperchi delle torte, et poi ricucirli, accio che meglio n'evaporasse il cibo che dentro vi si ci cuoceua, et duravano assai piu che gli intieri et sani. Si che, parevami veramente, che da quella rottura acquistassero una certa eternità, il simile, senza dubbio accade à noi oltre che i corpi sani et de testura folta, puteno piu degli altri, conciosia, che non vi si esalino le superfluita cosi agevolmente come si fa in quelli che di rara sono, et di qui nasce, che muoiono anche piu sovente di morte subitana. Annovera Plinio nella sua natural istoria infinite infirmita ch'infestare ne sogliono, et noi siamo di si picciola levatura che per un duol di capo, ò per un termine di febre, si vogliamo incontanente sbattezare. Si dolemo alle volte della quartana, della quale, o rallegrarci, ò almeno non si doveremo tanto acerbamente dolere essendone sol per un giorno matregna et per dui benigna madre, et chiunque ne guarisce (si come molti antichi medici affermano) vive poscia perpetuamente sano. Deh che faremo noi se ci accadesse che dal corpo nostro uscisse innumerabil copia de serpenti, il che a Ferecide filosofo avenne, o vero, che per tre anni intieri gli occhi nostri non vedessero sonno come al buon Mecenate accade? o vero fussimo da perpetua fe
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