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DE PARADOSSI. | 37 |
longamente in cotal desiderio, ma totalmente mi s'e spento, veggendo ch'altro non sia il generarne, che far vasalli a principi. Ricordomi d'esser gia capitato in alcune sterili montagne, d'onde uscir suole infinita copia de fachini buratini, venditori di latte et altri simili, de quali, infinite schiere si vegono a Vinegia, dove hanno un proverbio (come alcun nasce) di dire, egli e nato un asino a Vinitiani, non voglio parlar delle consolationi che ne caviamo, quando fanno briga et alle case ci tornano col capo rotto et con le braccia spezzate, non parlero quando ne vien rifferito ch'essi per furto, o per homicidio ci siano impesi, o nelle galere posti, ne quando rubbano le case, battendo spesse volte padre, madre, et le sirocchie. Sentomi abondar d'infinito numero de travagli che da quelli nascono, ma per schivare fastidio, non solo a chi leggera, ma a me, che si mal volentieri scrivo, faro qui il fine.
MEGLIO E' VIVERE MAN
dato in esiglio, che nella patria
longamente dimorare.
PARADOSSO. IX.
On mi ricordo in tutto l mio vivente
di haver letto, che gli huomini forti
et virtuosi temessero mai d'esser mandati
in esiglio, ma sovviemmi bene,