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DE PARADOSSI. 24

le molte et spesse infirmita che patir soleva. Che diranno qui e bevitori d'acqua? questo non fu già ccnsilio di Cisti fornaio, o di Novello Tricongio? ma fu di Paulo vase di elettione, maestro de Gentili (di quel Paulo dico) che fu rapito al terzo celo, et vidde i gran segreti d'lddio, tra quali, per aventura apprese che il vino fusse sopra tutte le cose del mondo da istimare et caro tenere, ma se forse qualche miscredente facesse poco caso del testimonio di Paulo, considri quel che scritto n'hò trovato in Galeno et in Oribasio, il vino giovare à nervi, risanare gli occhi (il che forse parerà strano a chi letto non ha gli aforismi d'Hippocrate) revocare appetito a' svogliati, donare alegrezza a contristati, scacciare il freddo da corpi, provocare l'urina, rafrenare il vomito, conciliar il sonno, et fare che le crudita quasi repentinamente si cuochino, e buono anchora secondo Galeno per mitigare l'acerba natura de rabbiosi vecchi, l'animo per lui di piu, grandimenti eccita, il corpo per lui tutto si ricrea, et i spiriti pigliano vigore. Ben conobbe tanta virtu Hecuba apresso di Homero, essortando Hetore il figliuolo a ricrearsi col bere, da duri travagli nella battaglia sostenuti, cosi l'havesse Pindaro conosciuta, ch'egli non haverebbe mai cominciato il suo bel poema con dir ch'ottima cosa fusse l'acqua, certo che detto havrebbe ottima cosa esser il vino, la cui efficacia, fu talmente ne tempi passati conosciuta, che molti