che se per tal vivanda prevarico il padre Adamo
esser degno d'iscusa, et tutte le volte ch'io ne
asaggio, non posso invidiare ne l'ambrosia, ne il nettare di Giove, faro io errore se fra i molti ornamenti di quella citta vi ripongo dui virtuosi giovani et di animoo, et di natura fratelli, de quali l'uno si
chiama Gabriele, et l'altro Lionello Tagliaferro?
non credo certo che alcuno di tal fallo ripigliar con ragione me ne possa, tanto son benigni, accostumati, et hospitali. Che diro di Modena? certamente, non so donde mi debba incominciare le sue divine lodi, percioche se incomincio dalli ingegnosi artefici di rotelle, de forcieri, veluti, drappi meschi, forbici, guanti, et altre cose a' sostentamento
del corpo appartenenti, le quali, ivi s ritrovano
di tutta perfettione, temo non fare ingiuria al conte
Uguccione Rangone, il quale, alla età nostra, è un
vero esempio di cortesia et di bontà, et se faccio
primieramente mentione de molti valentissimi soldati che da quella uscire sogliono, temo non offendere la bellezza et rara gentilezza delle donne
Modenese, la quale e tanta che pare che il debito
chiega che di loro sopra tutte l'altre cose si favelli,
ma dalle donne facendo principio, non haro io
giusta cagione di temere che di cio offesi ne rimanga
un'infinito numero de studiosi giovani, studiosi dico, delle lettere Greche, Latine, Toscane, sacre et profane, passaromene adunque con silentio, et a Verona farò diritto et ratto volo,
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