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I L P R I M O L I B R O

mente di vedere tanti brutti spettacoli quanti hoggidi per ciascadun luogo si vegono, non rincontra quando va per le strade, e mostruosi scrignuti, gli abominevoli nani, e ridicoli gozzuti, et tanti altri contrafatti corpi, quai soleva Ottaviano Augusto chiamare ludibri et scherni della natura, non vede gli horribili Etiopi, non gli miserabili paralitici, non e schifevoli lazzarosi, non tanti idropici, iterici atratti, sfregiati, spelati rognosi, cancheriti, gottosi, franciosati, et altri simili. O quanti benefici si riportano dall'esser ceco, et danno veruno mai dalla cecita n'e resultato, ella non prohibisce che contemplare non possiamo a nostro bene placito le celestiali bellezze anzi se diligentemente avertir ci vorremo, essa e in buona parte cagione, di si bella et alta contemplatione. Democrito essendo di acutissimo vedere, si trasse gli occhi dal capo, per meglio potere contemplar il cielo, al quale con tutto l'affetto pareva che sospirasse. Non vieto la cecita che Homero (quantunque ceco) non divenisse il piu famoso et eccellente poeta che havesse mai per secolo alcuno la dotta Gretia, ne anche puote ostare che Didimo Alessandrino non apprendesse lettere Greche, Latine, et di più (che forse parera cosa incredibile) ch'egli diligentemente non imparasse le discipline matemattiche. L'esser ceco non fu d'impedimento che Claudio Appio (benche vecchio) prudentemente nel senato non consigliasse et nu