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D E P A R A D O S S I 12

tano di non essere belli, facendone di ciò con la natura asprissime querele, et cercando di abellirsi con tanta diligentia et con si fervente studio, senza perdonare a' spesa, et senza risparmiare fatica. Deh dicammi questi tanto studiosi della fragil bellezza, se la natura madre discretissima dette lor quel che giova a che dolersi se ella non gli ha datto quel che diletta, et si vanamente aggradisce? Essa non da a suoi amici, cosa che le infirmita possano agevolmente distruggere et la vecchiaia repentinamente rubbare, conciosa che la vera liberalita si conosca dalla fermezza et longa stabilita del dono. Molti invero ne fece la bellezza adulteri, et mai (per quanto io sappia) alcuno non ne fece casto, molti ne trasse a gravi pericoli, et quasi tutti al peccare precipitosamente condusse, et se non mi ratenesse l'esempio di uno Hippolito, et dun Gioseppe, detto lo havrei forse senza alcuna eccettione. Furono già et al presente anchora sono molto studiosi di Castita, li quali apertamente confessano, che non potendo ne per longhe vigilie, ne per accerbe discipline, ne per assidui digiuni, domare gli incentivi della carne, et rafreddare i suoi riscaldamenti, havergli immantenente domati et rafreddati sol col vedere una brutta figura, la onde, ne vive anchora una consuetudine, che volendo dir, che una femina sia brutta dicasi egli è un rimedio et una ricetta contra lussuria. O' brutezza adunque santa, amica di castita B iiii