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DE PARADOSSI. 106

toria Mario nizolio, non havrebbe per mia fe si furiosamente bravato un ruffiano cordovese, egli minacciò di inghiottirmi con le sue Tulliane osservationi, et altri vi furono che quattro et cinque anni consumarno infilzando di molte belle clausole, et tessendo de longhi periodi per saettarmi, ben che poi havessero pieta del mio troppo folle ardimento, et rimettessero l'ira nel fodero, per non provocarmi adunque contra un si gran vespaio non procedero piu oltre, cosi volesse Iddio che piu oltre non procedesse il buon Paulino Manfredi, il quale, non so da cui persuaso, s'è fitto in capo di volersi esercitare nella Latina lingua, et hassi tolto per guida, questa pecoraccia, dal quale, non so come possibil sia, che l'huomo apprenda niuna dotta disciplina, ne modo alcun di cnvenevolmente scrivere, non credeva gia io che simili capricci entrassero negli huomini gravi et giuditiosi, ma esso con tanto ardore et assiduo studio me n'ha del tutto sgannato et fattomi ravedere, che non men pazzi sieno e Mercatanti che li Poeti, scorrerei alquanto piu, tal è l'abondanza che a si fatto proposito nella fantasia mi sorge, ma poi che detto ho di non voler proceder piu oltre, porassi qui termine, io al scrivere et voi al leggere.


IL FINE DE PARADOSSI.

SUISNETROH TABEDUL.

O ii