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I L P R I M O L I B R O

vede una espressa vanita a volere coprir e corpi nostri (che altro non sono che puro fango) di bisso di porpora, o de altro pretioso coprimento: disiderero io d'essere ricco per havere le volte de finissimi vini ripiene? per imbottar Grechi, Corsi, Sanseverini, Salerni, Fastignani, Rocesi, Amabili, Brianceschi, Tribiani, Vernacie, et altre sorti, che per non parere un Cinciglione, tutte non le voglio nomare, non, che per questo non lo debbo giamai disiderare, essendoci stato datto il vino dalli Dei (si come afferma il divino mio Platone) per fare una aspra vendetta contra de mortali, cosi vendicossi già de molti suoi nemici, inducendoli all'inebriarsi, et poi finalmente all'uccidersi. Androcida scrisse ad Alessandro che il vino era il sangue della terra et che si schivasse di berne, dil che non sapendosi guardare, amazzò il suo caro amico Clito qual teneva in luogo di fratello, arse Persepoli, puose in croce il medico, et molti altri crudeli eccessi crudelmente comise. Sovviemmi d'haver letto che li Cartaginesi il vietassero a' soldati, a'servi et al magistrato, mentre durava l'uffitio del reggere la città. Fu già richiesto Leotichida à dir la cagione perche si parchi et moderati fussero nel bere i suoi Spartani, a' quali rispose, tutto ciò farsi, accioche gli altri non havessero a' consultare per essi nelle loro occorenze. Cinea ambasciatore di Pirro, la cui dolcissima favella tanto à ciascuno piacque, et tanto al suo signor giovò, essen