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DE PARADOSSI 91

Calandrino. Conchiudo per tanto che chiunque ama lettione grave et honesta et disidra veder parole elette, piene, rotunde, vestite di splendidissime figure et grate metaffore, non leghi mai il Bocaccio, anzi lo fughi et piu che la peste schivi questa cicala, guardisi da questa lingua fracida dalla quale non s'imparano salvo che tristitie, ruffia[ne]simi, et sporcitie, ne per altro fu posto nome al Decamerone il Prencipe Galeoto, se non per che si come l'innamoramento di Galeoto fu cagione che dui stretti parenti carnalmente si congiungessero, cosi questo libro per esser molte volte mezano di simili cose, fu giudicato degno di cotal tittolo. Deh come gode il giottone quando parla di qualche saporito manicaretto, et come tutto si distilla di dolcezza quando parla di Cisti fornaio et del suo buon vino bianco, et quando egli discende à ragionare del rimettere il diavolo nell'inferno, parvi che il ribaldone ne favelli come un'huomo che sogni? ben mancavaci questo sciagurato, il quale con le sue cantafavole ne svegliasse alli appetiti disordinati, ci poteva pur bastare l'esser figliuoli di Adamo, et di questa corruttibil massa formati, senza altri solfanelli et allettamenti, et forse che non lo teniamo ben caro? forse che vi è gentil donna alcuna che non sel tenga nel camerino legato in oro, con li nastri di seta, li Francesi l'hanno tradotto nella lor lingua. Spagnuoli


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