Pagina:Lando - Paradossi, (1544).djvu/186


IL SECONDO LIBRO

infelici noi, se essi con le lor buone dottrine, et santi essempii, non ci haveffero diffesi dalle pestilenti heresie, nella novella di ser Chiapelletto a che altro attese, che a levarci dal cuore la riverentia et divotione de santi? che piu parole? per tutto, vegonsi inditii di pessima volunta, legete pur qual volete delle sue novelluzze. Quando il tristo parlo di Peronella et fece mentione delle cavalle partice volle mostrare alla semplice gioventu inusitati modi di sfogare l'intemperanze nostre, in quella di Gismonda figlia del prence de Salerno piacqueli di dar amaestramento alle giovinette vedove che non si stessero con le mani a cintola, ma rimediassero co lor buoni avvisi alla paterna negligentia, col soffione ch'ella poi dette a Guiscardo, insegno bel modo di porger segretamente lettere a suoi amanti, il che fu a Bologna (non e forsi un anno) da una gentil madonna et appreso et leggiadramente usato, non mostra egli nella novella di Andriuola donna di Gabriotto a maritarsi senza farne e parenti punto consapevoli? et quando scrisse delle comadri et che nell'altra vita non se ne teneva conto, non fu un'insegnarci a far d'ogni herba fascio senza rispetto havere alle spirituali affinita? Che s'impara dalla novella di Ricciardetto Minutolo salvo che d'ingannare le troppo credule et gelose donne? et per tosto conchiuderla, non vi e parte alcuna di questa scelerata opera, dove