gnificano sopra tutti e libri in qual si voglia lingua
scritti, chiamandolo un moderno Cicerone,
questo adunque essaminaremo noi alquanto, non
pero con molta diligentia per non parere contra di
lui appassionati. Primieramente esso (che n'è
l'autore pieno di tutte l'altre sue compositioni lo
stimo, donde come hò già detto tuttavia mi confermo
ch'egli scrivesse à caso, ne dramma di giuditio
havesse, tanto istimando quel che tutti li
giuditiosi sprezzarno, et avilito sopra modo,
quel che noi poscia habbiamo tenuto caro, ma
certa cosa è ch'esso con ragion si mosse a farne
poca stima, et noi molto scioccamente facciamo,
tenendolo in tanta reputatione, conciosia
che la materia nella quale si esercita si vega
essere leggiera, vana, et indegna d'un intelletto
nobile, si conosca esser di mal essempio alle
honeste fanciulle, alle caste matrone, et alli
accostumati giovani, dia anchora chiaro inditio,
dispregiare la santa religione. Ditemi per cortesia
o Bocacceschi, cerco egli altro nella
novella di Gianotto Giudeo, che di puorci in odio
la santissima Romana corte, sempre chiamando
la vita de preti, hor scelerata, hor lorda, non
ponendo mente alla sua piu d'ogn'altra brutta.
Che pensò egli quando scrisse di frate Rinaldo
dellagnolo Gabriele, et di Don Felice? se non
di metterci in disgratia e frati, che pur sono la
siepe, et il bastione contra de gli, Heretici, et