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DE PARADOSSI, 88

re Latine a quali dimandarei molto volentieri che lettere potesse mai apparare un'huomo di profession notaio costretto a guadagnarsi il pane col scrivere processi, codicilli, testamenti, et contratti? dal qual officio disgiungendosi poi, dettesi tutto all'otio, alle vanita, al raccontar favole et al servir donne, servirle dico, non di coppa, ne di coltello, ma col scottergli il pellicione, veggiamo un poco che segno di dottrina apparisca nell'opere sue in Fiorentino volgare iscritte. certo niuno, vegniamo all'opere Latine potrebbesi scrivere dal piu rozzo pedantaccio ch'uscisse mai dalla marca piu inettamente? Scrisse gia della genealogia delli Dei et delle illustri donne, benche alcuni affermino, non esser sua opera, ma concediamo che sua fusse, non vi son dentro mille brutti errori con stile parimenti brutto registrati? si che, apertamente si vede non esser altro in lui, che una certa naturale abondanza di parole, mal pero tessute, l'una con l'altra avilupate, intricate, con le costruttioni alle volte si prolisse che se non si ha piu che buona lena, convienci due ò tre fiate riposare, pria che finita sia la clausola, la quale termina sempre nel verbo, secondo la figura latina, cosa molto disdicevole à chi vuol bene et toscanamente scrivere, sono le sue narrationi senza arte oratoria disposte piene de vocaboli insoliti et senza giuditio alcuno, il qual poco giuditio fa similmente testimonio