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DE PARADOSSI. 86

da de Turchi per la troppo grande audatia dell'arcivescovo Tomoreo, n'e testimonio l'espeditione fatta gli anni passati con si gran danno, da Cesare contra il Re d'Algiere et con si gran strage de Christiani. Col timore habita piu volentieri la modestia, che con l'ardimento, col quale conversa l'ira, et la disperatione spesse fiate congiunta vi si vede? dimora similmente di buona voglia col timore la piu lodata creanza, per tanto solito era di dir Epitetto filosofo, che la paura era madre della providentia. Deh buono Iddio, in quanti pericoli per lei non si cade, et da quanti sconvenevoli fatti per lei ritratti siamo, per lo contrario poi a quante sceleratezze et tradigioni sospignene il soverchio nostro ardire pessimo ministro di tutte le cose. ll timore c'hebbe Fabbio di venire alle mani con Annibale aversario troppo fiero et esperto, fu cagione di farlo rimanere vincitore, anchora che da principio notato fusse da suoi ignoranti cittadini di poco cuore, et l'ardire immoderato di Pompeio, di Crasso, et di T Varrone, hebbe a' ridur le cose de Romani ad una estrema desperatione. Per il timore meglio s'investigano e fatti de nemici dil che, imaginar non si può cosa migliore per chi ha voglia di vincere, egli è anchora causato da giuditio, et è segno di ottima discretione, et di saper ben conoscere et le proprie et le altrui forze. La paura c'hebbe sempre Dionigi Tiranno, fecelo perseverare nella disiderata