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IL SECONDO LIBRO

tro che Reverendissimi, ma hora reputano segli facci troppo evidente ingiuria, se non se gli apicca al collo l'illustrissimo con molti altri titoli. Io mi ricordo che essendo in Bologna per cagione de miei studi, et essendo pregato da un scholare Fiorentino ch'io volessi in nome suo scrivere una epistola ad un cardinale, il quale era molto suo signore, scrissi io l'epistola disideroso di compiacerlo nella miglior forma che io seppi, et feci, l'inscrittione in cotal forma. N. Cardinali, viro optimo, et piu non havrei saputo dire, sel fusse stato figliuol d'Iddio, pur non bastò che rimandarno la lettera col farci intendere, che studiassimo meglio la forma del scrivere a' cardinali reverendissimi, quel (F)iorentino non era (si come sogliono esser) molto acuto, et io fui sempre di grossa pasta, di modo che non sapeva ne l'un, ne l'altro come si dovesse far questa beata inscrittione, mutamola un'altra fiata, et scrissi, N. viro antiqua virtute et fide praedito et Ecclesiæ Cardinali digniss. et ne piu, ne meno ci fu rimandata, sopragiunse finalmente (mentre stavamo cosi sospesi) un gentil'huomo, meglio di noi esperto, il quale, ne fece scrivere, Illustrissimo Reverendissimo D.D. sanctæ Romanæ Ecclefiæ Cardinali dignissimo et patrono colendissimo, et cosi la lettera fu presentata, letta, et ispedita, all'hora si, ch'io pregai di buon cuore Iddio spegnesse ogni ambitioso seme, acciò non si sentisse piu tanta pena nel fare