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IL SECONDO LIBRO

te de molti che fanno querela dell'esser servidori? à me certo pare che a'padroni più giustamente toccarebbe il querelarsi, percio che i servidori con la liberta perdino anchora gli affanni, manchigli la cura, et e pensieri del nudrirsi à piu caristiosi tempi, et del difendersi dalle superchiarie che sopravenir possono, essendo per la servitu che fanno, posti in protettione dell'amorevol padrone, dal quale sono aiutati, difesi, et guardati come la pupilla de gli occhi, benche essi troppo ignoranti, non conoschino si giovevole et util danno (se pur danno chiamar lo vogliono) Dicammi un poco questi tali, non e più grave il peso de fi fatti pensieri che di servire gli huomini lo piu delle volte ragionevoli, et discreti? ahi quanto maggior dolore haver dovrebbono della servitù che fanno a' gli affetti et strani appetiti loro. Furono gia in servitu molte famose persone, le quali non si lamentarno pero mai di tal conditione, il che non d'altronde procedeva se non perche non erano d'ingegno basso, et servile. Platone fu servo et anche fu sempre molto maggior di colui che per servo lo comprò, Terentio fu servo, et scrisse però utilissime comedie con stil si puro et elegante, che molti si credettero fussero state da G. Celio scritte, ma dio volesse che con tanta prestezza adempir si potesse l'uffitio del giusto Re, come si adempie quello del buon servidore, non essendo al mondo cosa piu difficile che dirittamente signoreggiare. Non tro/