io di gir soletto per si folti boschi, fui con questa
ragione da paesani rincorato c'hora non era da
temere, concio fusse cosa che li ladroni iti se ne
fussero alla guerra, che s’era gia incominciata
contra de malvagi Borgognoni, ditemi anchora
non fa la guerra gli intelletti nostri acuti et
svegliati? non rende i corpi robusti, agili, et ben pacienti
ne gli incommodi, o quanta dolcezza vi doveano
sentire i Cimbri, poi che sempre cantando
vi andavano, quanta il fiero Annibale? quanta
l'inquieto Marcello? quanta il virtuoso Scipione?
quanta il coraggioso Camillo? quanta l'ambitioso
Alessandro et altri simili. Per mia fe chiunque
non sapesse che cosa fusse ordine facilmente
l'imparerebbe veggendo un'essercito ben instrutto,
et chi non sapesse che cosa fusse accortezza, che
cosa fusse ubidienza inviolabile, diligentia incredibile,
una somma vigilantia, et una prontezza
ineffabile non sol de mani, ma de cuori, venesse
ad un ben ordinato essercito, ivi poco tempo
dimorasse, ivi con qualche attentione contemplasse,
et sarebbene incontanente chiaro. Dicciamo
adunque tutti insieme animosamente, esser miglior
la guerra che la pace, non la biasmiamo piu
come siamo soliti di fare, ma lodandola piu tosto
et a piena voce essaltandola, ringratiamo Iddio
c'habbi posto nel cuore a nostri Principi di
non lasciarcene mai mancare.