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DE PARADOSSI 65

io di gir soletto per si folti boschi, fui con questa ragione da paesani rincorato c'hora non era da temere, concio fusse cosa che li ladroni iti se ne fussero alla guerra, che s’era gia incominciata contra de malvagi Borgognoni, ditemi anchora non fa la guerra gli intelletti nostri acuti et svegliati? non rende i corpi robusti, agili, et ben pacienti ne gli incommodi, o quanta dolcezza vi doveano sentire i Cimbri, poi che sempre cantando vi andavano, quanta il fiero Annibale? quanta l'inquieto Marcello? quanta il virtuoso Scipione? quanta il coraggioso Camillo? quanta l'ambitioso Alessandro et altri simili. Per mia fe chiunque non sapesse che cosa fusse ordine facilmente l'imparerebbe veggendo un'essercito ben instrutto, et chi non sapesse che cosa fusse accortezza, che cosa fusse ubidienza inviolabile, diligentia incredibile, una somma vigilantia, et una prontezza ineffabile non sol de mani, ma de cuori, venesse ad un ben ordinato essercito, ivi poco tempo dimorasse, ivi con qualche attentione contemplasse, et sarebbene incontanente chiaro. Dicciamo adunque tutti insieme animosamente, esser miglior la guerra che la pace, non la biasmiamo piu come siamo soliti di fare, ma lodandola piu tosto et a piena voce essaltandola, ringratiamo Iddio c'habbi posto nel cuore a nostri Principi di non lasciarcene mai mancare.


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