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sia l'esser ferito et battuto. |
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On so veramente donde si nasca
che noi habbiamo e corpi nostri,
si teneri et dilicati, et gli
animi poi assai piu che diaspro
duri, et piu che pietra insensibili,
ne vego in alcun modo
per che siano da temere tanto
le stoccate, conciosia, che le corazze passar possino, ma
non gia gli animi forti offendere, o molestare
et niuno sia mai se non da se stesso veramente
offeso. In vero, quelle sono le percosse che fortemente
dogliono, et acerbamente gli animi nostri
tormentano. Ridomi adunque io meritamente spesse
fiate di alcuni, li quali si maravigliano et
dolorosamente piangono, se l'amico, o il parente loro,
per molte ferite muoia, ne avertiscono, che una sola
sia la mortale, percioche non possono cadere
in un corpo molte piaghe mortali, se una
ve n'e, sara di necessita che l'altre siano o
leggieri o almeno non sieno cagion di morte.
Ventitre ferite hebbe Cesare, ma sol una vene
fu cagione ch'egli i suoi giorni terminasse, ma
Dio volesse che a molti, insieme, con e membri
debilitati et mozzi fusse anchora indebilita la
superbia, et refredato l'orgoglio. Canta il Pro/