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DE PARADOSSI. 54

et bassi tetti (come se l'anima nostra piena di vera nobilita et d'infiniti privilegi da Iddio dotata, tra il sangue et la feccia in summa stretezza non habitasse?) ma lasciamo andar questo, Chiara cosa e che chiunque considerasse che in brieve spatio di tempo si havesse ò vogliamo, ò no, da intrare in una picciola buca, sosterebbe pacientemente ogni stretto et disagiato albergo. Non possono gli angusti luoghi impedire che l'animo nostro di si nobil origine, liberamente non scorra per tutte le ampiezze del paradiso, et d'altri ameni luoghi. Per la casa bassa liberi siamo anchora da molta invidia, et da moltissimi duri incommodi, quai patir sogliono i posseditori di quelle. Io mi ricordo che nel tempo che Francesi occuparno l'infelice stato di Milano, et prigion ne menarno Massimiliano (il Sforza) haver udito spesso con accerbe rampogne, maledire il fondatore d'una bella et ampia casa, perciòche, aloggiandovi sempre dentro qualche honorato signore, era sforzata la vicinanza di sentirne gravi incommodi, spargendosi la gran famiglia (si come e di costume) per ogni intorno. Se anche aviene che la casa grande per fuoco o per altro accidente cada et rovini, menor giattura vi si fa et piu tosto si ridifica, si che io non so certo a che proposito si dilettino et gloriansi tanto gli huomini di quelle cose, donde ad essi lode alcuna non ne risulti, ma tutta sia dell'architetto, il quale, con molto ma