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IL SECONDO LIBRO

TUA ET IN AETERNUM NON PECCABIS. Simil sententia lego anchora ne pagani scrittori, il che hà fatto hoggimai, che non ne rimanga più in dubbio, anzi in questo risoluto mi sia, che chiunque habbia paura della morte te (in qual si voglia professione) non possa mai fare cosa degna d'honore, et per questo fusse da filosofi diligentemente inculcato nelle nostre orecchie il dispregio di quella, et da migliori scrittori lodarsi alcune barbare nationi, le quali, alla morte correno con quella prontezza d'animo, che si farebbe a publichi triunfi, o ad altri giocondissimi spettacoli, et come disse il Poeta, alzando il dito con la morte scherzano. La natione Alemana per altro non e già cresciuta in si gran reputatione, salvo che per essere della vita prodiga, et della morte avida, ne per altro introdutta fu ne gli esserciti la musica de le trombe, de ciuffoli,de tamborri, et della cetra (benche al presente la cetra piu non s'usi che per fare testimonianza che il gir alla morte sia come gire al fonte et al colmo di tutte le consolationi, meglio è adunque morire che tanto campare. et piu beata diciamo la morte che ogni cosa adegua et senza alcun deletto havere, sopra d'ogn'uno ha suo imperio che la vita, ne senza ragione crediamo che adimandato un filosofo che cosa fusse morte, rispondesse esser un dolce sono eterno et un caso inevitabile, al quale, ne con lagrime, ne con preghiere, ne con sospiri si poteva in alcun modo riparare.


IL FINE DEL PRIMO LIBRO.