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burlandosi della religion nostra, l’hai fatto battere, e villaneggiare in nostro vituperio, e carico grandissimo. Rispose Esopo: riponi la colera Signore, ed intendi come va questo caso seguito, che so per certo, che tu confesserai, che la ragione sia nostra. Non sai tu, che chi fa male, male aspetta? Io non per vituperare la vostra Religione, nè per ingiuria ho fatto batter questo gatto ma solo, perchè se l’ha egli meritato, conciosiachè egli ha il mio Re Liceto gravemente offeso ed ingiuriato. Il Re Nectenabò di ciò gli disse: E come? Sappi Signore, rispose Esopo, che la notte passata quell’Ichneumone ammazzò il gallo favorito di Liceto, ch’era valentissimo, e delle ore verissimo orologio. Questo gallo amava il Re mio più che gli occhi suoi, e perciò l’ho fatto battere, e veramente di esser ammazzato meritava. Allora Nectenabò disse: Non ti vergogni tu dirmi sì gran bugia: può egli essere, che quell’animaletto in una notte sia da Egitto in Babilonia ito, e tornato? ed Esopo sorridendo disse: E voi Signore ditemi come è possibile, che le cavalle vostre di Egitto sentino i Cavalli di Babilonia a nitrire? e come è possibile, che perciò s’impregnino? e se ciò è vero, molto minor menzogna è la mia. Allora il Re si accorse, che con quel bel tratto, egli era da Esopo della sua bugia ripreso, ed era la sua falsa proposta disciolta, dove molto la prudenza sua commendando, Esopo, ed i suoi servi assolse, e confessò essere da lui soddisfatto, dalla risposta del dubbio precostogli, e predicava esser grande la sapienza sua.


C A P I T O L O   LXIII.

AVeva il Re Nectenabò, quando Esopo venne ad Helipoli, il qual nome significa Città del So-