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D I   E S O P O

della commodità de’ servidori tuoi, acciocchè non solo ti temino come signore, ma come benefattore, e padre ti amino, e ti osservino. Ad imparar sempre cose migliori non ti rincresca giammai. Alla donna non confidar i tuoi segreti, perciocchè ella va sempre imaginandosi in che modo essa signoreggiare ti possa, ed a suo modo farti fare. Ogni dì serba qualche cosa per il giorno di domani, che meglio è dopo la morte avere, che lasciare anco a tuoi nemici, che mentre tu vivi aver necessità del pane degli amici. Veggati gli uomini che t’incontrano, benigno, ed umano, e nelle salutazioni, e risposte mostrati mansueto, e piacevole: ricordandoti sempre, che il Cane, col festeggiar colla coda, suole acquistarsi il pane. Non ti pentir giammai di esser buone, nè di operare. Susurroni, apportatori, e maledicenti scaccia di casa tua, perciocchè le cose da te, ad altrui dette, e fatte, ad altrui malignamente rapportano. Siano sempre le lue azioni tali, che di quelle non ti abbi a dolere, nè pentire giammai. Delle avversità, le quali senza tua colpa si avvengono, non ti pigliare, oltre il dovere, affanno, e noja; ma sii paziente costante, e forte. Non intervenire mai a sciocchi, infedeli, dannosi consigli, ed i costumi, e le azioni degli uomin cattivi, e vituperosi non voler seguitare nè imitar giammai.


C A P I T O L O   LX.

COn tai ricordi buoni, e con altre prudentissime ammonizioni essendo Enno da Esopo ammonito, come che una saetta il cuore gli avesse trafitto, venne in tanto spiacere, ed in così gravosa vergogna del suo mal fatto, e della sua in-