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tutto pallido, maturo, orrido, e pieno di bruttezza, e di miseria dinanzi gli occhi del Re, il quale di compassione, e di tenerezza le lagrime non potè contenere, comandò, che fosse lavato, vestito, ed adornato; il che incontanente fu fatto.


CAPITOLO LVIII.

ESopo dopoi giustificossi di quello, di che fu accusato, o dimostrò le accusazioni di Enno essere falsissime, e da malignità procedute; laonde il Re volle l’accusatore far morire, ma in ciò comparì la benignità, e la gran bontà di Esopo: anzi impetrato per lui dal Re perdono, perdonogli anche egli la ingiuria ricevuta.


CAPITOLO LIX.

LIceto dapoi diede ad Esopo le Lettere di Nectenabò, dicendo; Or vedi, che partito ciò noi piglieremo. Esopo lette le Lettere cominciò a ridersene, avendo con l’acutezza del suo vivacissimo ingegno dispost’i rimedj opportuni, e perciò al Re subito disse, Signore, non vi date affanno dello sciocco partito di Nectenabò a cui la Maestà vostra potrà rispondere, passato il Verno gli manderete persone, che la Torre potranno edificare, ed un uom tal, che risponderà a’ suoi quesiti, e dello effetto lasciatene Signore a me la cura, e di ciò come altre volte in somiglianti cose ho fatto recarovvi utile, ed onore. Il Re per le parole di Esopo, a cui meritevolmente prestava somma fede, levatosi l’ansia timore dell’inquieta, e dubbiosa mente, mandò al Re degli Egizj Ambasciadori a rispondergli, appunto come Esopo gli aveva detto, e ad Esopo restituì il governo Regio, e diedegli nelle mani Enno,