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si con esso loro, sperando di far loro ben tosto ricuperare tanto quanto col Re Liceto per cagione degl’Enigmi perduto avevano. Questa lettera di cotal tenore scritta, e dal suggello di Esopo suggellata, presentò Enno al Re Liceto: il quale perciò venne in tanto sdegno, ed in tanta colera, che comandò ad Ermippo suo Maestro di giustizia, che pigliar facesse Esopo, e subitamente, senza esame, senza processo, come ribello, e traditore del Re suo Signore, lo ammazzasse. L’amore, e l’osservanza grande, che Ermippo ad Esopo portava, ritardò la esecuzione, tantochè egli intese bene la cagione del comandamento del Re suo Signore, e perchè egli si persuadeva essere falsamente accusato, nascose Esopo in una sepoltura, e là dentro secretamente il nutriva, credendosi, che mentre la verità si scoprisse, e ritrovandosi Esopo innocente, il Re dal suo colerico, e furioso comandamento si partirebbe, ed Esopo, a i soliti onori restituirebbe. Il Re tolti tutti i beni di Esopo, e l’amministrazione del Regno, che a lui era commessa, donolli ad Enno.


C A P I T O L O   LVII.

DOpo alquanto tempo, Nectenabò Re degli Egizj, avendo inteso Esopo esser morto, mandò a Liceto una lettera, scrivendogli, che se a lui mandasse Architetti, e Maestri, i quali gli edificassero una Torre, la quale non toccasse, nè Terra, nè Cielo, e mandassegli anco un’uomo tanto saputo, che sapesse a tutti i suoi quesiti rispondere, che gli offeriva dargli quei tributi, che gli dimanderebbe, altrimente si disponesse Liceto pagarli a Lui; il Re di Babilonia, letto che ebbe le Lettere, non avendo uomo, il qua-