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a lui se ne gisse, volle ad ogni modo con gli oratori partire. I quali giunti in Lidia, e ritornati alla presenza di sua Maestà, dissero. Ecco Signor quest’uomo il cui consiglio a Samj cotanto è utile, e salutifero. Il Re veduta la picciola, deforme, contrafatta statura di Esopo non senza colera sprezzandolo disse: Or vedete, che vilissimo uomicciuolo a soggiogare un’Isola mi recava impedimento. Allora Esopo a lui disse: Oh forte, e magnanimo Re, io non mosso da necessità veruna, nè da forza costretto, anzi contra il volere, e deliberazion de’ Samj, come i tuoi Ambasciatori sanno, ma di mia propria, e spontanea volontà sono qui innanzi al tuo regale aspetto venuto, dove penso, che la tua Maestà non ingannerà punto quella grande opinione mia, che della benignità tua ho conceputo, persuadendomi, che tutte le tue azioni procedano da quelle virtù, di che in tanto Re, qual sei tu, suole esser ornato, e lucente. Supplicoti adunque, che ti piaccia quattro parole benignamente ascoltare. Egli, fu già un uomo, il quale pigliando le Locuste, e quelle, perchè le biade guastavano, ammazzando, vennegli preso anco una Cicala, la quale vedendo ch’egli ancor lei voleva ammazzare, disse umilmente: O uomo da bene, non voler per Dio, senza alcun proposito, e senza ragione uccidermi, io non alle biade, nè anco a te faccio, nè feci dispiacere alcuno, anzi col veloce movimento dell’ali mie, così soavemente canto, che non picciola consolazione reco a viandanti, e pellegrini. Nè in me troverai altro, che voce, qual’ella si sia; e perciò pregoti, se io alcuna cosa non essendo, anzi a molti io sia utile, e grata, non volere anco me offendere. Ciò sentendo quell’uomo, lasciolla anda-