Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/82

68 V I T A

storo, rimandò i suoi Ambasciadori a Samo, i quali addimandarono Esopo, promettendo loro, per riccompensa, di non molestargli più oltre, e rimetterli la richiesta del tributo: I Samj, che troppo di Creso temevano, persuadendosi che dando al Re Esopo, potevano dal tributo liberarsi, e dal timore, che di divenir soggetti avevano, deliberarono mandarglielo. Il che essendo agli orecchi di Esopo venuto; ei fece radunare il consiglio, promettendo dir loro cose allo stato importantissime. Radunato adunque il popolo, e gli ufficiali tutti; drizzatosi Esopo, e fatto segno di silenzio, in cotale sentenza disse.


CAPITOLO L.


EGli è tanto, o Samj carissimi l’obbligo, che io a voi tengo, ed è tanto l’amor mio verso questa vostra Città singolare, che a mille rischi di morte volentieri mi metterei, mentre, che a voi utile, ed onor recar potessi. E perchè intendo che voi pensate di placare l’animo del Re Creso, e dalla suggezione del tributo liberarvi, se me a lui mandate, e donate: io tosto vi dico, se ciò è vero, e sia così come vi persuadete, molto volentieri, e di buona voglia eseguirò la vostra deliberazione, e non solamente contentomi darmi al Re in preda, ma anco per vostra salute mille fiate morire. Ma acciocchè non siate ingannati, ed il vostro disegno non sia vano, ed acciocchè l’animo, e la intenzione di Creso meglio conosciate; e con più chiari occhi giudicate di quanta importanza sia la mia da voi dispartenza, mi piace narrarvi una favola.