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pere, che quantunque la fortuna amica della verità, e delle contenzioni abbia tanto al servo; quanto al Signore proposto il premio della gloria, nondimeno se il servitore è buono, ed anco miglior del Signore, egli pur resta tuttavia servo e schiavo, e viene anco sovente battuto senza ragione. Se anco egli è cattivo, e di mala natura, parimente resta col giuogo della servitù al collo, avvenga che più spesso egli sia percosso, di maniera che dal buono al cattivo, e dal migliore al peggiore non vi fa differenza, o poca: il che veramente è cosa molto ingiusta: E s’io fossi più saputo, e dotto, che non è il mio Padrone, ragionevol non è, che la virtù; e la scienza mia stia soggetta, e soffocata dall’ignoranza sua; e ciò dico, perchè se voi (il che sia per umanità vostra) mi concedete, che io possa liberamente dire, ciò, che di quello augurio sento, promettendomi, che ’l Padrone mio più non mi tenga schiavo, e diami la libertà dovuta: io dichiarerò il prodigio, e da quel vostro anzioso timore libererovvi, chiaramente dichiarandovi il dubbio, che richiesto mi avete.


C A P I T O L O   XLVI.


I Samj più che mai, desiosi d’intendere dell’Aquila la interpretazione, tutti ad una voce pregarono Xanto, che libero facesse Esopo, ma non accettando egli i prieghi, alterato per le parole del servo suo, negò volere ciò fare. Allora tutto il popolo ad alta voce gridava: Xanto fa libero Esopo, concedi a’ tuoi Samj questa sola grazia, dona a questa Città la libertà di Esopo. Il Filosofo più indurito di prima, dal suo proposito, punto non si moveva: per il che il Potestà