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molto di mala voglia; e sì pieno di malinconia, che pareva, che egli fosse alla morte sentenziato. Ciò vedendo Esopo, venutogli del Signore compassione, per consolarlo accostateglisi disse: Padrone, per qual cagione stai tu con tanta tristezza avvolto, e soffocato, perchè ti crucj tanto? Ecco il tuo Esopo, il quale levaratti di cotanto affanno, e noja. Sta dunque allegro e di buon animo, e lascia (te ti pare) questa cura a me, che io non dubito punto di poterti fare onore, se quel ch’io ti dirò far vorrai.


C A P I T O L O   XLIII.


ORa ascoltami Padrone, ed attendi. Domani, quando in piazza col popolo sarai congregato, voglio, che tu dichi così: Gentili uomini, e voi altri uomini da bene, credo, che sappiate qual sia la professione mia, della qual mai a questa Città non fui avaro leggendo, insegnando, ed interpretando gli effetti, che la madre satura quà giù fra noi con mirabil magistero ordinariamente partorisce, e crea; ma alle cose dalle bestie, ed ucelli straordinariamente fatte, come che senza ragionevole fine si muovono, eccetto, che al natural appetito del vivere, e del procreare, non ho mai curato far considerazione, persuadendomi, che uno irragionevol’animale, e senz’alcun discorso d’intelletto, non possa agli uomini alcun segno evidente, nè certa precognizione del lor bene, o male futuro dimostrare. Ed avvenga, che siano alcuni tanto curiosi, e superstiziosi, che pensino ogni operazione degli ucelli, e degli altri animali esser un Augurio, ed una regola, ed un manifesto segno del bene, e del mal nostro; nondimeno persuadendomi in