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me, o per piacere, o per carità volesse lavargli i piedi, perchè altramente tal’ufficio alle fantesche dato avrebbe; le gambe, e i piedi le porse, e disse: or lava quanto ti piace. Lavato ch’egli bene fu, ed asciutto, ritornossene senza esser chiamato a tavola a sedere, ed allora Xanto lo invitò a bere, comandò, che li fosse un bicchier pieno portato; e quantunque costume fosse de’ ben creati non prima bere, che ’l Padrone di casa bevuto avesse: nondimeno lo spiensierato, tante cerimonie non curando, bevè molto bene, seco stesso dicendo: A lor posta, in ogni volta, che mi sarà portato a bere, non farò lor vergogna, o voterò il bicchiero. Dopo essendogli posto innanzi una delicata vivanda, ben cotta, e bene stagionata, egli a piene mascelle mangiava, anzi divorava: ma Xanto gridava col cuoco, fingendo di volerlo battere, perchè quel cibo fosse mal cotto, e troppo salato, e fra tanto mirava se colui contrafacesse alcuno movimento in ajuto del cuoco; ma egli a capo chino tranguggiando, così nell’animo suo discorreva: Egli e pur buono questa minestra, se il Padrone vuol battere lo schiavo suo a torto, che importa a me faccia egli, io pur attenderò a levarmi la fame, onde avendo ben bene mangiato, senza dir nulla, se ne andò via.
C A P I T O L O XXXV.
AVvenne poscia, che Xanto volendo gire alla stufa, impose ad Esopo, che gisse a vedere se vi erano assai uomini, che quando non vi fussero molti, egli verrebbe a lavarsi. Essendo Esopo giunto alla stufa, nella quale erano molte persone. Ma perchè nel mezzo della porta era